Fermati Donna, Vivi… al femminile!

Mese di marzo, mese della donna: non solo il giorno 8 con la sua enfasi speciale sul Femminile e con le sue mimose, ma per tutto il corso del mese fioriscono ovunque infinite iniziative intorno alla donna.

In linea con la campagna Fermati Vivi, lo scorso mese abbiamo parlato dell’importanza di rallentare non solo per essere presenti appieno nella propria vita, ma anche per godere profondamente di ogni momento, con quello che abbiamo da offrire così come da ricevere.

Per questo – e anche perché parlando con una cara amica che ho accompagnato a fare una risonanza magnetica, le ho sentito dire “ah, finalmente mi sdraio e resto immobile senza far niente per un’oretta” – ho deciso di parlarne ancora e stavolta in modo specifico per la donna.

Correre è donna

C’è qualcosa di storto – e malsano – nel modo in cui le donne corrono, perennemente trafelate, perennemente pensando mentre fanno una cosa alle cose che faranno dopo, e soprattutto a quelle che non stanno facendo.

Mi spiego: riesco a ritagliarmi un’ora in pausa pranzo, saltandolo, per andare a nuotare in piscina ma faccio tutto di fretta: rincorsa dal bucato che non sto stendendo, dalla spesa che dovrò fare più tardi, dai compiti dei bambini che guarderò dopo cena, dalla mail di lavoro che non ho spedito in ufficio, dai genitori che non sono riuscita a passare a trovare. E la lista potrebbe continuare.

Nuoto, con l’ansia di una ladra che il tempo l’ha rubato a qualcosa o a qualcun altro, probabilmente di più importante.

Prendere tempo per me

Siamo nel 2017, molte donne hanno imparato (ma ce ne sono ancora moltissime che continuano a mettere da parte questo bisogno di occuparsi di se stesse e dei propri imperativi interiori) a “prendere del tempo per me”; va di moda, se ne parla continuamente sulle riviste e nei corsi di crescita personale, ma ora ci dobbiamo chiedere: questo tempo è veramente di qualità? Riesco a essere presente a me stessa con il corpo e con la mente, a utilizzare questo tempo per ricaricarmi di energie nuove, a rigenerarmi profondamente per sentirmi di nuovo come un vaso colmo anziché un vaso vuoto?

Il Femminile

Il Femminile, a torto o a ragione, per natura o per secoli e secoli di abitudine sociale, si identifica con l’accudimento, prendersi cura degli altri, pensare a tutto e a tutti, occuparsi di tutto e di tutti; le donne si sentono responsabili di rendere la vita migliore a quelli che amano e che hanno intorno, a donare tutte se stesse, a mettere i bisogni altrui davanti ai propri. Le donne sono abituate a percepire gli umori degli altri, a sapere di cosa avrebbero bisogno e, per quanto possibile, a offrirlo.

Tutto questo è meraviglioso e spesso funziona. Fino a un certo punto.

Il punto esatto in cui smette di funzionare è quando si spezza il sano equilibrio fra pensare agli altri e pensare a sé, fra dare e ricevere.

È un piacere donare tempo, energie e attenzioni quando se ne hanno in abbondanza, un po’ meno quando il proprio vaso è vuoto. Allora diventa un ruolo, un obbligo, un’abitudine che non allarga il cuore di chi dona e probabilmente nemmeno quello di chi riceve. Sotto sotto entrambe le parti riconoscono la differenza, anche quando si sceglie di non alterare la vecchia modalità per quanto ci faccia provare disagio.

Il punto esatto in cui smette di funzionare è quando si continua a fare e dare, aspettando che poi tutte queste attenzioni e cure tornino indietro. Il vecchio paradigma io faccio tutto per te così tu farai tutto per me non funziona. Non ha mai funzionato. Ha lasciato milioni di donne esauste, rancorose e con la sensazione di avere fallito.

Un buon inizio è rallentare

Quello che funziona invece è diventare responsabili di se stesse e della propria felicità; ascoltarsi, dare nome ai bisogni più profondi dell’anima e alle soddisfazioni della personalità, saper chiedere e soprattutto iniziare a trattare se stesse con quell’amore, quelle attenzioni, quel valore che ci si aspetta dagli altri. Il modo in cui tratto me stessa è il miglior esempio che posso dare a chi mi sta intorno di come desidero essere trattata. Non funziona trattare me stessa come Cenerentola, accontentandomi delle briciole, mettendomi ultima nella lista di priorità, e poi aspettarmi di essere vista e trattata come una principessa.

Un buon inizio è rallentare. Darmi il tempo e lo spazio intanto per seguire il mio ritmo, fare con tutte le mie forze quello che c’è da fare, e poi lasciarmi il tempo che mi serve per riposare e rigenerarmi. Mezz’ora sul divano, una passeggiata, qualche pagina del mio romanzo preferito; fermarmi a godere di quello che ho e riconoscermi quello che ho fatto, dandogli il giusto valore.

Correre, correre, correre e poi saper dire: per oggi basta così, è sufficiente, sei stata brava. Non necessariamente eccellente, non perfetta, ma va bene così.

Ora rilassati, senza la scusa dell’emicrania. Senza dover prenotare una risonanza magnetica.

Il piacere di prenderti cura di te stessa in un modo significativo sarà un balsamo benefico per la tua salute, per l’umore, per la pace mentale e per le relazioni con gli altri… che non riceveranno di meno: riceveranno da una persona migliore!

Articolo scritto da Barbara Monti.

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