Antonello Dose è da 23 anni il conduttore, assieme a Marco Presta, della mitica trasmissione di Radio2 “Il ruggito del coniglio”.
In occasione della presentazione del suo libro a Modena Benessere (a cui anche Macro ha partecipato) gli abbiamo rivolto alcune domande (sulla nostra altrettanto mitica panchina gialla di Fermati Vivi) e ne è uscita un’intervista che, ne siamo certi, riflette bene il grande valore di Dose soprattutto dal punto di vista umano, prima ancora che professionale.
Macro ha scelto lo slogan Fermati,Vivi per i suoi 30 anni di attività. È un invito a fermarsi, nonostante tutto e tutti dicano di fare il contrario. Per te che significato ha “Fermati,Vivi”?
L’importanza di fermarsi in quest’epoca che viviamo è fondamentale. Corriamo tutti in maniera sfrenata. Io, poi, faccio anche un mestiere per cui mi sveglio alle 5 e mezza di mattina e alle 8 meno un quarto mi scatta una luce rossa e devo parlare in diretta: hai voglia a cercare di fermarmi!!
Ogni tanto mi ritaglio degli spazi in cui scappo, lontano. In genere scelgo un ambiente naturale, proprio per far sedimentare tutte gli input, le informazioni che ho ricevuto nel corso dei mesi. Il problema è riuscire a trovare nel corso della giornata stessa un momento da dedicare a sé stessi, magari in solitudine…. Farebbe benissimo!
Quindi sei d’accordo con lo slogan che “chi non si ferma è perduto”?
Dipende. Se sei inseguito da creditori o da tagliatori di teste del Bornio è meglio che continui a correre. Però in genere sì, sono d’accordo, anche perché si rischia di fare errori.
In genere abbiamo la mente rivolta verso il passato. “Ah se avessi fatto ” “Ah se avessi detto così” ” Ah se non l’avessi lasciata” “Oh perchè l’ho sposata”.
Oppure verso il futuro, “Io farò” “Io spero che” “Io mi prometto di” e ci dimentichiamo che la vita in realtà funziona nell’attimo presente. La vita è un continuo susseguirsi di istanti, di adesso, adesso, adesso… Il che è una potenzialità straordinaria: adesso io posso prendere decisioni così importanti e cambiare completamente la mia vita. Il problema è essere in contatto con sé stessi e con l’attimo presente.
Nel tuo libro (La rivoluzione del coniglio, NdR) ci sono molti motivi di riflessione sull’importanza del fermarsi. La tua adesione al buddismo è uno di questi?
Sicuramente per me è stata una grande fortuna incontrare il buddismo di Nichiren Daishonin, ormai 27 anni fa. Il buddismo a cosa serve fondamentalmente? A entrare in contatto con sé stessi e a osservare la propria mente. Perché è la nostra mente che crea la realtà. La percezione che abbiamo noi di noi stessi, dell’ambiente, delle persone intorno dipende dalla nostra mente e da come stiamo. Se siamo tristi. Se siamo allegri, ecc… Per cui ho imparato, negli anni, con la preghiera, con l’esercizio, con lo studio, ad entrare in rapporto con me stesso, con le mie idiosincrasie, con i miei difetti, con anche gli aspetti di carattere che posso migliorare.
Perché tutto viene nella nostra testa. Sono così convinto di questa cosa che penso che la mente possa addirittura plasmare la realtà. E questa cosa mi sta dando una grandissima gioia intellettuale. Questo mio libro forse è coinciso proprio con il mio desiderio e bisogno di fermarmi. Ho voluto ricostruire tutta la storia della mia vicenda, dei circa 30 anni di pratica buddista, di lavoro, di vita, di amori, di problemi, malattie, passioni. E sto vedendo che in realtà la cosa che mi dà più piacere è che il disegno funziona, e può essere applicato da ogni persona. È universale e può essere applicato a ogni aspetto della vita.
Il tuo libro finisce con i ringraziamenti e l’ultima frase è “Grazie a te”, rivolto ai lettori. Esattamente di cosa li ringrazi?
Ringrazio il lettore della pazienza dedicata a leggere la mia storia. In questo momento in cui corrono tutti , anche trovare il tempo di fermarsi a leggere un libro non è una cosa scontata. Perché se devi mandare avanti la famiglia, se devi fare le tue 8 ore di lavoro e poi seguire tutte le questioni del quotidiano, anche fermarsi un attimo a leggere può essere uno sforzo. Ho voluto ringraziare di questo sforzo.
Sempre nel tuo libro ti definisci, in fondo, una persona fortunata e che la fortuna può essere “corteggiata”. Qualche consiglio da darci in merito?
Sì, la fortuna può essere corteggiata. Io ho imparato, dalla pratica buddista, a considerare i problemi delle opportunità. Non esiste una vita senza problemi. Tutti nel corso della vita incontreremo dei problemi: piccoli, grandi, grandissimi, risolvibili o non risolvibili. La questione vera è: che facciamo quando incontriamo un problema? Passa questo treno: una cosa è finirci sotto, un’altra cosa è saltarci sopra e utilizzare questa difficoltà come un’opportunità.
Per come sto io, per il mio stato vitale, per la mia capacità di affrontare le cose, sono arrivato alla conclusione che non esistono problemi insormontabili.
Se penso alla mia vita, a questi ultimi decenni, potrei pensare che ho avuto un sacco di guai. Ho avuto lutti, problemi di salute ecc… Potrei pensare “Oddio come sono stato sfortunato”. Invece, adesso, mi guardo indietro e dico “Sono stato fortunatissimo”. È proprio grazie ai problemi che io sono cresciuto e sono diventato la persona che sono.
Perché non esiste una vita senza problemi. Noi incontriamo degli ostacoli e quando incontriamo un ostacolo abbiamo due possibilità: o fermarci o cercare di superarlo e di elevarci come essere umani.
Con la pratica buddista, mi trovo a dire adesso “grazie per tutti i grandi problemi che ho avuto” perché proprio loro mi hanno consentito di tirare fuori delle capacità, l’energia, una speranza.
Trovo, poi, fondamentale essere grati di quello che abbiamo, perché sulla gratitudine si costruisce uno stato vitale, empatico, che lega con la realtà, che riesce a farti apprezzare anche le cose brutte che succedono come un’occasione.
Dovremmo essere grati la mattina di esserci svegliati, di essere vivi, di vederci con tutti e due gli occhi, di avere gli arti che funzionano, di respirare. Ce ne dimentichiamo, lamentandoci continuamente delle cose che non abbiamo.
Penso che questo sarebbe il primo passo di rivoluzione umana interiore per attirare la buona fortuna.
Sempre in base a questo ringraziamento alla vita e alle occasioni che ci lascia, ci vuoi dire cosa rappresenta per te la trasmissione “Il Ruggito del Coniglio”?
Quando ho iniziato non volevo neanche andare in voce, perchè come persona sono talmente timido, impicciato, complessato. Negli anni, facendolo tutti i giorni per anni, ho iniziato a trovare il coraggio. E alla fine, la cosa che ci è riuscita meglio a me e a Marco Presta è di fare le voci: abbiamo avuto successo come voci alla radio nazionale.
A posteriori dico, probabilmente, che questa era la mia missione. Lo scopro però dopo… È una grandissima fortuna per me “Il Ruggito del Coniglio”. Vengo pagato, fondamentalmente, per stare bene tutti i giorni. Per avere il massimo di stato vitale, per portare questa energia in onda. E la cosa che mi fa ancora più piacere è che poi il pubblico ti ringrazia pure. “Grazie per avermi accompagnato al lavoro, in mezzo al traffico, con tutti i problemi che devo affrontare. Mi avete fatto sorridere. Mi avete strappato un sorriso”, così ci sentiamo dire spesso e volentieri.
È una piccola soddisfazione che però, guardando dal mio punto di vista, che tutti i giorni devo lavorare su me stesso per riuscire a ottenere quell’energia, quello stato vitale per fare tutti i giorni la trasmissione, dico: “Vedi? Questo mio sforzo, così personale, arriva come un incoraggiamento a tante persone che io neanche conosco”. È una grandissima fortuna “Il coniglio”. Cosa possibile soltanto in Italia. Tu pensa fare una trasmissione del genere in Finlandia o in Norvegia. Sarebbe una noia mortale. Noi abbiamo un paese che è un cartone animato!
Ultima domanda: vuoi fare un augurio per i nostri 30 anni?
Ragazzi, complimenti. Auguri! Sempre così. Lunga vita a Macro!
Guarda il video dei nostri 30 anni!
Lascia una recensione
Lasciaci un tuo commento!